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Una filiera intera per lo spazio: per l’Italia opportunità da sfruttare

Dai razzi vettori ai satelliti, dalla ricezione di dati alla loro elaborazione, un mercato da 200 milioni di euro in forte crescita. Anche per Pmi

di Leopoldo Benacchio

3' di lettura

L'economia legata allo spazio in Italia sta bene: nel 2022, dopo i terribili mesi dell'epidemia di Covid, si è consolidata e il nostro Paese ha chiaramente operato per avere una posizione autorevole in Europa, accanto a Francia e Germania.

Ci si è chiesti come sarà, o meglio dovrà essere, il 2023, in un breve ma interessante convegno organizzato dall’Osservatorio per la Space Economy del Politecnico di Milano, e aperto da Simonetta di Pippo, che ora è docente alla Bocconi proprio per questi temi, dopo gli anni passati a Vienna, all’ufficio dell’Onu per lo Spazio.

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Ne è uscito un quadro interessante e “sfidante” per tutti gli attori del nostro Paese, che, ricordiamolo, è fra i pochissimi ad avere l’intera filiera legata allo Spazio: dai razzi vettori alla costruzione di satelliti, dalla ricezione di dati dallo spazio alla loro elaborazione. Abbiamo ottime competenze e capacità tecniche e costruttive che ci piazzano nei primissimi posti in Europa e come partner importanti a livello internazionale, sia per la Stazione Spaziale che per il nuovo complesso ed eccezionale programma Lunare.

Sono ben noti i nomi dei grandi player del campo: Leonardo, Thales Alenia Space, Telespazio, ma sono oltre 200 le Pmi e tantissime le startup, che si formano di continuo, e che, come ha messo in luce Massimo Comparini, ad di Thales Alenia Space, sono la linfa vitale per lo sviluppo del settore in sincronia con le gr+andi imprese, indispensabili oggi in parole povere.

I motivi della rivoluzione che ha investito negli ultimi, pochi, anni l'economia dello spazio sono noti: miniaturizzazione dell'elettronica, che permette satelliti del volume di un litro in avanti, e standardizzazione delle procedure. Insieme queste due nuove realtà hanno portato a un abbattimento dei costi tale da permettere praticamente a chiunque, istituzione ma anche privato, l'accesso allo spazio e, al tempo stesso, la nascita di popolatissime costellazioni di micro o medio satelliti: l'americana Starlink di Elon Musk è certo la più famosa, ma certamente non è l'unica.

In pochi mesi siamo passati da meno di 1.500 satelliti a più di 5mila in orbita bassa, ma è solo l'inizio: il numero è destinato a raddoppiare in pochi mesi.

«La space economy sta assumendo un ruolo sempre più strategico sia nelle dinamiche di innovazione cross-settoriale che coinvolgono le imprese, sia nella politica industriale dei Paesi più avanzati – hanno spiegato Paolo Trucco e Franco Bernelli Zazzera, responsabili scientifici dell'Osservatorio Space Economy del Politecnico -, con un crescente risalto anche nel dibattito pubblico. Dopo anni di gestazione, ci sono oggi segnali evidenti che la new space economy italiana sia in rampa di lancio, pronta per giocare un ruolo sempre più centrale anche in Europa».

Fra tutti i settori dell'economia dello spazio si è maggiormente parlato di quello, da sempre fondamentale e portante per l'intero settore, dell'osservazione della Terra, un mercato da 200 milioni di euro. Dalle pagine del rapporto presentato dall'Osservatorio si capisce che delle 1.008 applicazioni satellite-based ben 421 riguardano l'osservazione della Terra, 384 la navigazione satellitare, 203 la comunicazione satellitare: numeri importanti in una realtà che sta rapidamente cambiando, quasi settimana dopo settimana.

I recenti finanziamenti italiani, sia quelli verso l'Agenzia spaziale europea, Esa, di cui siamo i terzi contributori, dopo Francia e Spagna, che quelli del Pnrr per quanto riguarda lo spazio, danno conto di un incremento sostanziale che corrisponde a una volontà del governo, sia di questo che del precedente, di agevolare la posizione faticosamente raggiunta dal Paese anche in campo europeo.

In Italia, d'altronde, abbiamo lo stabilimento più importante , e ricco, di Esa, l'Esrin di Frascati, che è leader proprio nel campo dell'osservazione della Terra, con la sua lunga esperienza di archiviazione, elaborazione e miglioramento di immagini dallo spazio del nostro pianeta. Esrin curerà anche la gestione di gran parte dei fondi Pnrr-spazio per la costruzione di una costellazione italiana di piccoli satelliti per l'osservazione terrestre, oltre che per la realizzazione dei lanciatori Vega di nuova generazione.

Ma non si tratta solo di piccoli satelliti. In Italia abbiamo Thales Alenia Space come prime contractor dei grandi, complessi e molto potenti satelliti Sentinel che sorvegliano il pianeta giorno e notte. Il mercato dell'Osservazione della Terra è rappresentato, per il 65% del fatturato complessivo da servizi per Enti pubblici nazionali o sovranazionali, agenzie spaziali ed enti pubblici locali come Regioni, Province e Comuni, il restante 35% è invece imputabile sostanzialmente a privati, grandi e piccoli, con interessi dalla agricoltura alla silvicoltura e pesca, dall’energia ai servizi di pubblica utilità, edilizia e infrastrutture, ma anche finanza, assicurazioni, comparto legale e ambiente.

Insomma non c'è praticamente aspetto del vivere in una società che possa oggi fare a meno dell'osservazione del pianeta dallo spazio.

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